La Tana del luppolo: a Cavi di Lavagna tra birra, grigliate e… cozze

17 agosto 2013
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Angus, primi di mare e dolci per i più raffinati. La nostra scheda

Della Tana del Luppolo abbiamo già parlato. Diciamocelo: il posto – sull’Aurelia di fronte alla stazione di Cavi (via Lombardia 88, Lavagna) – ci piace e quando capitiamo in zona ci facciamo un salto. Il nome ci porta alla vera natura di questo locale che è e resta un pub, anche se la cucina riserva delle buone sorprese. Il posto – un paio di sale interne e due-tre tavolini fuori assai ambiti d’estate –  si adatta anche ai ‘fighetti’, ma prima di tutto è un tana dove potete vedervi una partita in santa pace, azzannare carne (polposa) e bere birra (buona).

Partiamo da malti e luppoli. Le spine a rotazione offrono birre artigianali in quantità. Ne abbiamo contate almeno otto diverse: tra le italiane ricordiamo la JAle di Brewfist e la blanche di Birrificio Rurale, più almeno una Ipa di area britannica, una stout e la tappo bianco di Chimay (sempre della casa trappista abbiamo trovato la  Dorée, piacevole e meno alcolica rispetto alla media). La scelta delle Ipa – pur in un periodo di ‘corsa all’amaro’ – è orientata su un certo equilibrio, il che significa birre beverine, fresche (e non ghiacciate) e un’ottimo abbinamento con carni, hamburger et similia. Goduria.

Passiamo alle carni: tra queste ricordiamo l’angus, il prosciutto di Praga al miele, le classiche grigliate e – quando c’è – il megawurstel artigianale (Rocco, per gli amici…). Tra i classici assaggiati di recente abbiamo apprezzato la porchetta servita con patate e una new entry: la lonza di maiale con le melanzane e zucchine. Che poi non sono le solite verdurine tristi di contorno, ma una componente agrodolce che dà al piatto più gusto e colore.

Siete stati trascinati in Tana e volevate la pasta? Non è un dramma: qualche primo, infatti, non manca mai. Le ricette cambiano di volta in volta: l’ultima che siamo passati c’era la griccia, ma di solito si può scegliere.

Se invece preferite risparmiare (non che i piatti siano cari, ma a volte bisogna stringere un po’) ci sono panini, focaccine e hamburger. A proposito di hamburger: due volte fa li volevamo, ma qualcuno ne aveva ordinato una dozzina esaurendo le scorte. Prima o poi riproveremo.

Di tanto in tanto in Tana c’è qualche specialità di pesce, come le moules-frites, un piatto belga che accosta le cozze alla marinara con le patatine fritte, il tutto accompagnato da birre blanche come la Namur o – anche meglio – la Des Honnelles (è stata una delle nostre prime esperienze, due anni fa).

Infine, non mancano i dolci. Anche in questo caso si cambia molto spesso. Qualche tempo fa, sulla pagina Facebook eravamo stati attirati dai pancakes con marmellata di albicocca, zenzero e cannella ma quando siamo arrivati erano già finiti. In compenso abbiamo trovato una cheesecake fresca fresca. Che poi, a volte, potrebbe essere fatta col formaggio di capra artigianale. Tornando a esperienze dirette, l’ultima volta abbiamo apprezzato l’American Pie (celebre torta di mele di origini inglesi naturalizzata Usa e resa celebre dall’omonimo film del 1999) e un fresco semifreddo con cioccolato e amaretto. In quanto a varietà e gusto, niente da invidiare a locali più blasonati (e carucci).

Chiudiamo coi prezzi. In realtà non abbiamo mai tenuto una contabilità di piatti e birre, ma con due piatti di carni, due dolci e due birre (a volte anche una terza da accompagnare al dolce) ce la siamo sempre cavata con 40 euro o un po’ meno. E siamo usciti sazi (e allegrotti) dopo due ore al tavolino guardando il mare e i treni che passano.

Foto: by Nicola Ganci

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