Origini e tradizioni della pentolaccia

16 febbraio 2015
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PentolacciaCarnevale è quasi finito ma prima di entrare pienamente nel periodo quaresimale rimane ancora una tradizione, più o meno sentita in diverse parti d’Italia, quella della pentolaccia. Attualmente è molto nota quella fatta per i bambini e piena di dolci e caramelle ma le origini sono più antiche; risale infatti al Medioevo in cui veniva celebrata il giovedì di mezza Quaresima. Molti associano questa tradizione alla cultura messicana anche se in realtà arriva dalla Cina (dove era usata durante il Capodanno cinese e conteneva sementi, augurio di un buon raccolto) grazie a Marco Polo e si diffuse in tutte le regioni italiane superando i confini nazionali fino ad arrivare in Spagna dove la prima domenica di Quaresima viene detta domingo de piñata.

Questo rito ha diverse spiegazioni. C’è chi lo vuole come buon augurio per l’anno nuovo vista la vicinanza con l’equinozio di primavera (un tempo l’anno iniziava in date diverse tra cui il 25 marzo) a chi lo vede come un invito ad astenersi dai peccati di gola durante il successivo periodo.

Vediamo ora qualche usanza locale: in Liguria si celebra nella prima domenica di Quaresima e qui una persona bendata e armata di bastone rompe una pentola piena di dolci. L’usanza deriva dalla festa della pentolaccia di mezza Quaresima: in quel giorno i Genovesi si ritrovavano in piazza per “prendere e battere la monaca”, ovvero un fantoccio di cartapesta raffigurante la Quaresima riempito di dolci che venivano poi mangiati una volta rotto il contenitore. Può essere considerato una parentesi nel digiuno quaresimale voluta dal popolo e permessa dalla Chiesa.

In Puglia a metà della Quaresima era uso riunirsi in campagna e rompere un vaso di creta che era stato riempito di frutta secca, noci, lupini, e altri prodotti della terra a cui più avanti si aggiunsero anche cioccolato e caramelle. Gli adulti, bendati, dovevano rompere il recipiente; al termine si consumava una focaccia ripiena di verdura, cipolla e pesce, i taralli e accompagnare il tutto con un bicchiere di buon vino. Nel Salento la pignata (cioè la pentolaccia) si svolgeva a cavallo tra Carnevale e la Quaresima ed era riempita con caramelle e confetti e veniva appesa al soffitto insieme ad altre che contenevano carbone e cenere; i bambini dovevano romperla e prendere quanti più dolci potevano.

In Basilicata ci si riuniva la prima domenica di Quaresima, detta carnevalicchio, per confrontarsi nel gioco della pignata, la pentola di argilla che si usava per cuocere i fagioli e che in questo caso era riempita di dolci. In alcune zone c’era anche un ballo di Quaresima e la pentola veniva appesa nella sala; qui dame e cavalieri facevano a turno per cercare di romperla: era quindi una festa più da adulti. La stessa cosa accadeva nei salotti delle famiglie napoletane.

La pentolaccia, solitamente di cartone o di cartapesta colorata, viene riempita di coriandoli e dolci. Di norma viene appesa a un albero o al soffitto, nel caso di una festa al chiuso, e a turno si cerca di colpirla per far cadere il contenuto. Per igiene è importante che i dolciumi (di solito caramelle) siano confezionati e non troppo fragili.

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