Bollicine all’italiana: la rivincita del chinotto

17 maggio 2011
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Chinotti: la bibita si ottiene con l'estratto di questi agrumi

Chinotti: la bibita si ottiene con l’estratto di questi agrumi

 

Fino a ieri i tempi del chinotto e della spuma sembravano passati. Ma le bollicine che hanno reso frizzanti gli anni ’70-’80 sono tornate con successo. Alessandro Invernizzi, amministratore delegato di Lurisia Acque Minerali, racconta: “Il consumatore medio è rappresentato da persone d’età compresa tra i 30 e i 50 anni. Tutta gente che porta con sé il ricordo, la memoria dei sapori legati alla loro infanzia e che li ha riscoperti nei prodotti che stiamo proponendo”. Il rilancio coinvolge aziende che sanno unire il fascino vintage a un retrogusto non banale. La scelta di puntare sulla qualità nasce dalla necessità di reggere all’impatto delle multinazionali, leader quasi incontrastate nella grande distribuzione.

Il chinotto di Lurisia

Il chinotto di Lurisia

Spesso le realtà sono medio-piccole: “Sapevamo – continua Invernizzi – di non poter competere con le grandi usando i soliti messaggi, e allora abbiamo deciso di realizzare qualcosa di diverso. Qualche anno fa abbiamo pensato a una rivalorizzazione del brand dell’acqua creando un sodalizio con le birre di Teo Musso. Birre da divano, da bere con calma. E poi il rilancio strategico delle bibite, il collegamento con il mondo di Eataly, e con la rivalutazione dei prodotti tradizionali di Slow Food. Abbiamo puntato su chinotto e gazzosa. Si tratta di prodotti di fortissima tradizione italiana, poi banalizzati dalle multinazionali. Nel nostro paese, e in Piemonte in particolare, c’erano decine di bibitari. Con l’affermarsi sempre più forte dei grandi marchi, molti di loro sono diventati distributori”. Quando fu fondato il presidio Slow Food del chinotto di Savona, nel 2004, le piante erano solo 28. In poco tempo sono arrivate a 510. Ma alla Lurisia non si preoccupano della limitatezza: se non basteranno “limiteremo la nostra produzione come si fa… con i vini pregiati”.

Il piccolo agrume, del resto, è un simbolo del bere italiano. Nel 1949 Pietro Neri lanciò una bibita di colore scuro, simile a quello della cola, ma con un sapore diverso e originale. La bottiglia di vetro non aveva etichetta. Nacque il Chin8, e da allora la Neri diffuse lo spot: “Non è Chinotto, se non c’è l’8”. Oltre a Lurisia e a Neri, un’altra realtà notevole nel mondo delle bibite sono gli Abbondio di Tortona, che già da fine Ottocento furono tra i primi bibitari, e dieci anni fa sono stati i pionieri del ritorno delle “spume” che sembravano condannate all’oblio. Oggi propongono, oltre al chinotto, la tonica e altre spume. Tra le idee di Abbondio la reintroduzione delle bottiglie di vetro con la biglia, usate fino a 50 anni fa, e pure quelle con le pin-up.

Marketing? Certamente. Anche puntando sulla qualità, il rapporto tra acque minerali, bibite e pubblicità è sempre molto stretto.

Futura, ottobre 2009 (Adattato per il web: 17/05/2011)

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One Response to Bollicine all’italiana: la rivincita del chinotto

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