Venerdì 17: la superstizione
è in tavola

16 giugno 2011
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Domani è venerdì 17 con tutto quello che ne consegue in termini di superstizioni e leggende. La tradizione che vuole che il 17 porti sfortuna è antica: scritto in numero romano, infatti, è XVII, che (anagrammato) diventa VIXI: vissi, quindi non sono più in vita. Il venerdi, poi, è il giorno legato alla Passione: ecco perché è temuto da molti. Ma gli italiani sono un popolo di superstiziosi? Un po’ sì. Anche a tavola.

Partiamo dallo stare al desco: chi non ha mai sentito dire che non è bene essere in 13 a tavola? Anche qui entra in gioco la religione: all’ Ultima Cena erano appunto in tredici. Sempre dalla storia religiosa deriva anche il non incrociare due posate: ricorderebbero la crocifissione. Se vi cade una forchetta, poi, pare che potreste ricevere la visita di un uomo. Altre tradizioni invitano a non versare il vino con la mano sinistra, a non capovolgere il pane e a non mangiare la testa dell’oca per non diventare pazzi (!!!).

Altri piccoli gesti scaramantici riguardano gli alimenti. Uno dei più noti riguarda il sale che assume un significato diverso a seconda del paese in cui ci si trova: nella gran parte dell’Italia rovesciarlo sulla tavola porta sfortuna. Se accadesse bisognerebbe lanciarne un pizzico dietro la spalla sinistra. In altre parti d’Italia è considerato di cattivo augurio rovesciare l’olio; anche in questo caso per “annullare” l’effetto negativo ci si butta sopra del sale (qualcuno dice anche del vino rosso). Pensate che il pepe sia esente da questo? Sbagliato: se lo versate litigherete col vostro migliore amico… e per questo non sono noti antidoti, quindi attenzione! Altro alimento protagonista di vari riti scaramantici è l’aglio: tenerne una treccia fuori dalla porta è ritenuto da alcuni un “antidoto” contro il malocchio. Se mangiate delle uova in alcune parti d’Italia vi direbbero di sminuzzarne i gusci: agli inizi del XX secolo si attribuiva alle “streghe” il potere di compiere malefici con tali residui. Anche la mela, memore d’essere stata il “pomo della discordia” , non andrebbe mangiata a Natale.

Ci sono anche cose che “portano bene”. Partiamo dal vino: se lo rovesciate sulla tovaglia intingetevi il dito e bagnatevi dietro le orecchie… alcuni dicono di essere diventati ricchi in questo modo. E chi non mangia le lenticchie a Capodanno per propiziarsi un nuovo anno di prosperità? Anche l’uva viene piluccata (12 chicchi) a questo scopo: dodici chicchi,  bianca o nera a seconda delle diverse regioni. E ancora la frutta: quando se ne mangia una varietà per la prima volta nella stagione è uso esprimere un desiderio sperando che si avveri.

Per finire ricordiamo alcune  tradizioni che uniscono il cibo al mondo dei morti: una consiglia di non sparecchiare la tavola. Gli avanzi serviranno come nutrimento per le anime: l’uso deriva probabilmente dal fatto che nei tempi antichi si portavano offerte di cibo sulle tombe. In varie regioni d’Iitalia, poi, vengono preparate diverse pietanze dette in generale “fave dei morti” nelle quali sarebbero racchiuse le anime dei defunti (in Liguria è il pane dei morti, in altre regioni le ossa).

Crederci o no? Qui abbiamo voluto presentare alcune delle superstizioni più diffuse, quelle che molti seguono quasi senza accorgersene tanto sono radicate nella nostra cultura. in ogni caso… buon appetito!

Foto: dall’album Flickr di VanessaO.

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One Response to Venerdì 17: la superstizione
è in tavola

  1. […] è l’esistenza di comportamenti anti iella che riguardano il vino: soprattutto, porta male, versare il vino con la mano sinistra “alla traditora” come fece Giuda nell’ultima cena. In certe regioni meridionali è […]

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