A Vessalico per la Fiera dell’Aglio

29 giugno 2016
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Aglio di Vessalico in fase di essicaturaSabato 2 luglio a Vessalico torna il tradizionale appuntamento con la Fiera dell’Aglio, manifestazione che ha una storia lunghissima: le prime notizie relative a questo evento risalgono al 1760. Questa particolare varietà di aglio è prodotta negli 11 Comuni che compongono l’alta Valle Arroscia; ha un aroma intenso ma allo stesso tempo un gusto delicato, è molto digeribile e si conserva bene; queste caratteristiche derivano dal clima mite e dal terreni particolarmente adatto a questa coltivazione.

La posizione della cittadina dell’imperiese favoriva gli scambi: il piccolo comune, infatti, è situato sulle strade che attraverso la valle Arroscia collegano ancora oggi il ponente ligure con l’entroterra piemontese. Da allora i produttori si ritrovano ogni anno il 2 luglio per dare vita a questo evento. Per l’occasione potremo trovare questo prodotto e i suoi derivati da assaggiare e comprare.

L’aglio resta un ingrediente primario della cucina ligure a partire dal pesto alla genoveseLa varietà di Vessalico è tipica per il suo aroma e la sua “anima” (la parte verde interna) molto piccola, il che la rende molto meno pesante da digerire.

Dopo la raccolta, che avviene solitamente a partire dal 20 giugno, e una breve essiccatura al sole, l’aglio viene confezionato preparando delle trecce. Le teste sono intrecciate a due a due fino a comporre delle complesse trecce arabescate: è un lavoro paziente che si può svolgere solo la mattina e la sera quando le parti aeree della pianta sono più umide. Per una buona conservazione occorre tenere l’aglio al fresco e al riparo dalla luce, ma non al buio: in questo caso, infatti, germoglierebbe.

La sopravvivenza di questo prodotto è legata alla volontà di pochi agricoltori che hanno continuato a coltivarlo con metodi biologici in piccoli appezzamenti di montagna, tramandandosi di generazione in generazione non solo i bulbi, ma anche la tecnica di coltivazione e di intreccio. Questi si sono riuniti in una cooperativa, mentre il presidio Slow Food si occupa di farlo conoscere e apprezzare al di fuori del ristretto territorio dove è prodotto.

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